Oggi mi è arrivato un libro che avevo comprato il giorno prima. Non vedevo l’ora di leggerlo. Quando ho aperto il pacco, l’entusiasmo si è spento in un attimo: la copertina era rovinata, piegata, segnata. Il libro sembrava passato attraverso troppe mani, come se avesse già vissuto qualcosa prima di arrivare a me.
Il mio primo pensiero è stato: “Lo rendo. Non è accettabile ricevere qualcosa in queste condizioni.”
Poi mi sono fermato. E ho pensato: “Questo libro mi sta raccontando una storia ancora prima di aprirlo.”
Forse, proprio quella copertina rovinata è il primo capitolo.
In fondo, è così anche con le persone. Quelle segnate dalla vita, quelle che non si presentano perfette, le guardiamo con sospetto, diffidenza. A volte le ignoriamo. Altre le sostituiamo con qualcosa di “nuovo”, di più facile, di più perfetto. Ma sempre lo stesso libro, sempre la stessa storia. Solo con meno pieghe.
Viviamo in una cultura che ci ha insegnato che pagare equivale a pretendere la perfezione. Ma la perfezione è un’illusione che ci rende più poveri. Più ciechi. Ci fa dimenticare che le cose, come le persone, hanno valore proprio perché portano segni. Tracce. Ferite. Vita.

E c’è qualcosa di profondamente ingiusto nel modo in cui reagiamo all’imperfezione. Come se ciò che non appare immacolato fosse automaticamente sbagliato, come se l’usura di un oggetto, o la vulnerabilità di una persona, invalidasse il loro valore. Ma è proprio lì, nel difetto, nella ruga, nella crepa, che si nasconde la memoria. L’esperienza. L’autenticità.
Siamo ossessionati dall’idea che qualcosa debba essere nuovo per essere buono, integro per essere degno. Ma la verità è che anche ciò che arriva segnato può insegnarci qualcosa. Anzi, spesso è proprio ciò che arriva segnato a lasciarci il segno più profondo.
Il libro era ancora leggibile. Ogni pagina intatta. Solo la copertina portava i segni di un viaggio che io non conoscevo. Ed è in quel momento che ho capito: non lo restituirò.
Perché quel libro, così com’è, mi sta già insegnando qualcosa.
La prossima volta, quando riceverò qualcosa che non è perfetto, ci penserò due volte. Forse sta già raccontando una storia. Forse sta parlando proprio a me.
E forse, più che un libro rovinato, è un libro vissuto. E io ho avuto la fortuna di essere il prossimo capitolo.